un rifugio
che ha fatto storia

La sagoma del Monviso (m. 3.841), che richiama l’archetipo della montagna, è inconfondibile e visibile da ogni punto della pianura padana. Ai suoi piedi nasce il più grande fiume italiano, il Po.
Citato da Virgilio nell’Eneide, da Dante nella Divina Commedia, il Monviso è parte integrante del panorama e della storia locale.

Forse dal Colle delle Traversette, transitò Annibale con il suo esercito e i suoi elefanti, nel 218 a.C., durante l’epica traversata delle Alpi. Una recente ricerca di antropologi della Gran Bretagna sembra documentare e avvalorare questa affascinante ipotesi.
Poco sotto il Colle delle Traversette trovate il più antico tunnel alpino d’Europa, il Buco di Viso, lungo 75 metri, che mette in comunicazione l’Italia con la Francia a quota 2.882 metri. Ultimato nel 1.480 per volere dei Marchesi di Saluzzo, è stato utilizzato per fini commerciali, di scambio, di transito. Recentemente è stato oggetto di un importante intervento di manutenzione ed è comodamente transitabile.
Grandissimo l’interesse geologico di questa montagna, che richiama studiosi da tutto il mondo. Non è raro osservare pittoreschi personaggi, vestiti da Indiana Jones, picchettare appassionatamente le rocce lungo i sentieri.
Nel 2013 l’Unesco ha riconosciuto il territorio del Monviso come Area della Biosfera  MAB (Man and biosphere), a testimonianza della sua ricchezza naturale e culturale.

Anche la storia dell’alpinismo italiano è strettamente legata al Monviso.
La montagna venne scalata per la prima volta dall’inglese William Mathews nel 1861. L’anno successivo, Bartolomeo Peyrot, dalla Val Pellice, accompagnò in vetta l’inglese Francis Fox Tuckett.
Fu nel 1863 che Quintino Sella, ingegnere e uomo politico, guidò la prima cordata italiana sulla vetta e immediatamente dopo, sulla scia dell’entusiasmo, fondò il Club Alpino Italiano.
Storia di un’impresa che, fin dagli albori, fu segnata dall’esigenza di un ricovero, di un punto di appoggio per coloro che affrontavano la salita. La cronologia delle costruzioni che si sono succedute e la mappa dei loro siti offrono un interessante spaccato storico, intrecciato alle vicende del C.A.I. e degli abitanti delle Valli Po e Varaita.

Le prime notizie risalgono al 1864 e riguardano un “casotto” insediato nel vallone delle Forcioline, arrivando dalla Val Varaita. Si trattava di un ricovero di fortuna.
Troviamo informazioni più dettagliate sul rifugio eretto nella stessa zona nel 1881, detto della Fontana di Sacripante. La fontana, a sua volta, era stata così battezzata da: “Sacripante, non credevo di venirci giù vivo”, esclamazione attribuita a un affaticato alpinista di ritorno dalla vetta. Il Sacripante poteva ospitare fino ad otto persone.
Le condizioni del Sacripante si deteriorarono in fretta. Nel 1886 il C.A.I. decide la costruzione, nello stesso sito, del primo rifugio Quintino Sella, in onore del fondatore, che sarà oggetto di successivi ampliamenti. Nel corso degli anni il rifugio subisce un progressivo abbandono, e la sua storia si chiude nel 1932 con un incendio. Capita di trovare, ancora oggi, tracce e resti di quella costruzione.

Il Rifugio Quintino Sella, come oggi lo conosciamo, situato sopra il Lago Grande di Viso, viene inaugurato il 23 luglio 1905. Si tratta di un’opera di cui il C.A.I. va giustamente orgoglioso, moderna, imponente e capace di ospitare più di 80 persone. Nel 1956 viene consacrata, sul piazzale innanzi il rifugio, la cappellina che oggi custodisce la memoria dei caduti sul Monviso.
Nella storia, diversi interventi migliorano l’abitabilità del rifugio. L’ultimo – che ha impegnato maestranze, gestori e referenti del C.A.I. dal 1998 al 2001 – è consistito in un importante ampliamento e ristrutturazione igienico-sanitaria.

Dopo più di un secolo di onorato servizio, in cui si sono succeduti diversi gestori, il Rifugio Quintino Sella non tradisce segni di stanchezza. Oggi come ieri, resta punto di riferimento e di ristoro per chi frequenta le pendici e le vette del gruppo del Viso.

Forse dal Colle delle Traversette, transitò Annibale con il suo esercito e i suoi elefanti, nel 218 a.C., durante l’epica traversata delle Alpi. Una recente ricerca di antropologi della Gran Bretagna sembra documentare e avvalorare questa affascinante ipotesi.
Poco sotto il Colle delle Traversette trovate il più antico tunnel alpino d’Europa, il Buco di Viso, lungo 75 metri, che mette in comunicazione l’Italia con la Francia a quota 2.882 metri. Ultimato nel 1.480 per volere dei Marchesi di Saluzzo, è stato utilizzato per fini commerciali, di scambio, di transito. Recentemente è stato oggetto di un importante intervento di manutenzione ed è comodamente transitabile.
Grandissimo l’interesse geologico di questa montagna, che richiama studiosi da tutto il mondo. Non è raro osservare pittoreschi personaggi, vestiti da Indiana Jones, picchettare appassionatamente le rocce lungo i sentieri.
Nel 2013 l’Unesco ha riconosciuto il territorio del Monviso come Area della Biosfera  MAB (Man and biosphere), a testimonianza della sua ricchezza naturale e culturale.

Anche la storia dell’alpinismo italiano è strettamente legata al Monviso.
La montagna venne scalata per la prima volta dall’inglese William Mathews nel 1861. L’anno successivo, Bartolomeo Peyrot, dalla Val Pellice, accompagnò in vetta l’inglese Francis Fox Tuckett.
Fu nel 1863 che Quintino Sella, ingegnere e uomo politico, guidò la prima cordata italiana sulla vetta e immediatamente dopo, sulla scia dell’entusiasmo, fondò il Club Alpino Italiano.
Storia di un’impresa che, fin dagli albori, fu segnata dall’esigenza di un ricovero, di un punto di appoggio per coloro che affrontavano la salita. La cronologia delle costruzioni che si sono succedute e la mappa dei loro siti offrono un interessante spaccato storico, intrecciato alle vicende del C.A.I. e degli abitanti delle Valli Po e Varaita.

Le prime notizie risalgono al 1864 e riguardano un “casotto” insediato nel vallone delle Forcioline, arrivando dalla Val Varaita. Si trattava di un ricovero di fortuna.
Troviamo informazioni più dettagliate sul rifugio eretto nella stessa zona nel 1881, detto della Fontana di Sacripante. La fontana, a sua volta, era stata così battezzata da: “Sacripante, non credevo di venirci giù vivo”, esclamazione attribuita a un affaticato alpinista di ritorno dalla vetta. Il Sacripante poteva ospitare fino ad otto persone.
Le condizioni del Sacripante si deteriorarono in fretta. Nel 1886 il C.A.I. decide la costruzione, nello stesso sito, del primo rifugio Quintino Sella, in onore del fondatore, che sarà oggetto di successivi ampliamenti. Nel corso degli anni il rifugio subisce un progressivo abbandono, e la sua storia si chiude nel 1932 con un incendio. Capita di trovare, ancora oggi, tracce e resti di quella costruzione.

Il Rifugio Quintino Sella, come oggi lo conosciamo, situato sopra il Lago Grande di Viso, viene inaugurato il 23 luglio 1905. Si tratta di un’opera di cui il C.A.I. va giustamente orgoglioso, moderna, imponente e capace di ospitare più di 80 persone. Nel 1956 viene consacrata, sul piazzale innanzi il rifugio, la cappellina che oggi custodisce la memoria dei caduti sul Monviso.
Nella storia, diversi interventi migliorano l’abitabilità del rifugio. L’ultimo – che ha impegnato maestranze, gestori e referenti del C.A.I. dal 1998 al 2001 – è consistito in un importante ampliamento e ristrutturazione igienico-sanitaria.

Dopo più di un secolo di onorato servizio, in cui si sono succeduti diversi gestori, il Rifugio Quintino Sella non tradisce segni di stanchezza. Oggi come ieri, resta punto di riferimento e di ristoro per chi frequenta le pendici e le vette del gruppo del Viso.